Spaventa la linea di Governo posta in essere sul tema di legge in materia di associazionismo ad indirizzo sindacale per i militari. Fare per fare e non come deve essere fatta. La "tutela del carabiniere" annunciata dal Ministro nell'intervento epocale è lontana dalla realtà. Niente nuove regole, niente nuove competenze.
Si decide una vera e propria "rivoluzione sociale" per il carabiniere, per la tutela del carabiniere, per chi dovrà dare voce al disagio del carabiniere e... si decide con un "tanto come viene viene, cosi' sarà fatta ". Si, certo, puo' essere una linea politica di governo ma non è certo accettabile da chi deve continuare ad essere carabiniere e non vede nessun cambiamento vero in questa legge "sindacale" in elaborazione alla IV Commisione Difesa. Non interessa proprio a nessuna parte politica cosa accade e cosa accadrà con un progetto ibrido in un incrocio riuscito male tra rappresentanza militare e realtà sindacale. E' come se ci si leva una tuta da lavoro e ci si mette in giacca e cravatta pensando di essere autorizzati a fare cose diverse da prima. Assolutamente niente di diverso da quello che prima si poteva fare, che ora, invece, si potrà fare. E' vero che nel mandato in corso c'è chi, per opportunità e opportunismo, guarda solo a come potrà finire il mandato elettivo quadriennale dato dal Ministro della Difesa. Ma tantissimi, carabinieri, che hanno avuto un mandato elettivo dai propri colleghi, sentono il dovere di essere parte attiva del cambio delle regole e delle competenze che una legge debba avere per essere degna di una rappresentatività che cambia da organismo di rappresentanza ad associazionismo ad indirizzo sindacale. Si, perchè dire e credere che sarà data una forma simile al sindacato significa prenderci in giro noi, oltre a quello che già stiamo ricevendo dalla parte politica che ha l'obbligo di dover adempiere all'intervento legislativo. Ora c'è la spinta di chi, giustamente, avendo già in mano un autorizzazione, vuole solo che passi la legge ma temo che non siano interessati anch'essi a come realmente sarà fatta. Poi c'è una moltitudine di colleghi che usa la parola "sindacàt", pensando davvero che lo sia o pensando che finalmente il trasferimento, la domenica a riposo, la licenza...saranno diritti che non avrano piu' ostacoli nelle dinamiche del servizio. Nulla di tutto questo, ma nella confusione ora ci ballano tutti. Il problema è solo di chi, in questo momento storico, avendo realmente vissuto nei problemi di tutti i giorni dei carabinieri, nelle dinamiche e problematiche relazionali tra il carabiniere e la scala gerarchica, ha ben compreso che invece di fare passi in avanti verso una forma di tutela del personale dell'Arma dei Carabinieri, ci si arrocca su una montagna che sà di conquista ma dalla cui vetta sarà un problema vero iniziare a capire dove inizia la discesa. Certo è che non ci sarà nessuna strada in discesa. Nessuna nuova regola, nessuna nuova competenza, nessuna tutela diversa da quella che c'era prima. Ma la conquista della parola "sindacato", anche se non lo è minimamente, per molti puo' bastare. Se la si vuole vedere come l'alba di una nuova battaglia sociale allora si, comprensibile. Iniziare a digerire una legge distorta e inadeguata per poi iniziare anni di battaglia politica, con un interlocutore politico piu' aderente alle esigenze della realtà del carabiniere e delle sue esigenze, non è certo una conquista. Per me è solo iniziare un periodo di "buio" da cui non sapremo se ne usciremo e rischieremo, invece, di rimpiangere il passato. Chi ha ben svolto il suo ruolo di riferimento tra i carabinieri che gli hanno dato fiducia e consenso ha certo l'interesse e farà realtà associativa. Probabilmente l'ha già posta in essere, come abbiamo già fatto, senza avere una legge, ma facendolo di fatto per dare risposte a chi si aspetta tutela, competenza, conoscenza, consulenza, assistenza su materie che riguardano le dinamiche della vita quotidiana del carabiniere. Ed è proprio da chi l'ha posta in essere che si alza il grido di allarme di quello che stà succedendo nella scelta politica di "fare tanto per fare". E' come un flag da mettere in una casella da riempire, nulla di piu'. Ma non molliamo, come mai abbiamo fatto in tutti i momenti difficili come questo. E' triste solo che ci sia un disinteresse forte sui contenuti di questa nostra esigenza sociale nella realizzazione di una legge che possa esserre degna del nostro diritto di rappresentatività. Guardo le immagini di qualche anno fà di chi saliva sui tetti o gridava davanti al parlamento per scelte politiche che non erano democratiche e che ingannavano i cittadini. Io non posso andare sui tetti, non posso gridare in tv e non posso bloccare la porta dell'uscita del parlamento. No, non lo posso fare perchè sono un carabiniere. Non ho nessuno strumento per poterlo fare, cosi' in maniera forte. Non ce l'ho oggi e non me lo stanno dando per domani. Proprio loro, quelli che gridavano...quelli che andavano sui tetti...quelli che urlavano per la democrazia. Oggi guardo al mio Comandante Generale e forse, forse, ragionando, per il ruolo che ricopro, qualcosa portero' a casa per l'interesse dei Carabinieri e per il suo interesse di guidare i carabinieri nella funzionalità dell'Arma dei Carabinieri.