
Dalle parole del discorso del Signor Ministro della Difesa Mario Mauro una profonda riflessione e un profondo e sentito rispetto per la nostra istituzioni. Ma tutti i Carabinieri vorrebbero associare quelle bellissime parole, quei profondi pensieri, quelle espressioni degni di un istituzione che accompagna il paese da duecento anni. A noi le risposte dal Governo.
(estratto dal discorso del Ministro della Difesa all'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola Allievi Ufficiali dell'Arma dei Carabinieri") "...la centralità dell’investimento del ministero della Difesa è la centralità dell’investimento sulla formazione cioè sull’attività educativa e motivazionale di quelli che sono gli uomini chiamati al Comando, e al comando di altri uomini e quindi a cui è affidata nel bene la possibilità per le nostre istituzioni di qualificarsi come frutto di un patto di libertà, garanti e non padroni della vita dei nostri cittadini. Proprio per questo ci sono tre questioni che mi premono, la prima è radicata nella storia stessa dell’Arma che sin dal giorno della sua nascita come lei e anche il generale Nistri hanno ricordato il 13 luglio 1814, ha in un certo senso anticipato i mutamenti della società Italiana e della Nazione Italiana. La sua storia si è intrecciata con quella delle nostre istituzioni e il vivo corpo dei carabinieri Reali creato con le regie patenti, ha avuto il compito di contribuire alla necessaria felicità dello stato che non può essere disgiunto dalla protezione e difesa dei buoni soggetti. Sin dalla sua origine l’Arma insomma ha avuto la duplice funzione di difesa dello stato e di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e durante il processo di riunificazione italiana i carabinieri sono stati in prima linea man mano che venivano conquistati i nuovi territori e vi si istituiva un corpo locale. Il prestigio conquistato negli anni di operatività sul territorio dal corpo dei carabinieri reali ha fatto si che il 24 gennaio 1861, con l’unità d’ Italia, questo corpo acquisisse la posizione di prima Arma del nuovo esercito nazionale, e l’originalità del modello organizzativo dei carabinieri si è configurata infatti fin dall’ottocento perché l’arma, che assolve incarichi sia civili che militari, faccia risiedere la sua efficienza nella duplice connotazione militare e di polizia. E’ questa insomma la prima questione che voglio sottolineare all’attenzione dei giovani ufficiali il tema cioè della militarità dell’arma. Importante che oggi ,voi, oggi giovani ufficiali ma domani comandanti di uomini, abbiate sempre chiara l’indubbia tipicità della missione dell’arma significativamente sintetizzabile nella specificità dello status militare cioè di una forza armata in servizio permanente di polizia, irrinunciabile pilastro organizzativo e di efficienza. Espressione oggi sul versante internazionale di quell’approccio italiano al tema della sicurezza che ovunque fa richiedere la presenza dell’arma dei carabinieri. Questo tema della militarietà sottende tuttavia la responsabile accettazione della limitazione dell’esercizio di alcuni diritti e la consapevole osservanza di doveri aggiuntivi rispetto a quelli previsti per gli altri cittadini e i restanti appartenenti alla pubblica amministrazione. A ciò si affianca l’indispensabile disponibilità ad una elevata mobilità e ad operare in condizioni di estremo rischio e disagio oltre all’inderogabile necessità di mantenere anche fuori del servizio una condotta cristallina, sempre coerente con la peculiarità del proprio status e con la correlata responsabilità non solo di carattere deontologico ma come è stato ricordato da voi ancor di più etico. La tipicità dello status militare insomma è il perno indispensabile sul quale ruota la risposta operativa dell’arma che può contare sulla sua natura efficienza e sulla flessibilità del modello organizzativo. Quel modello che comprende reparti di altissima e diversificata specializzazione e che ha ,come è stato ricordato più volte, il suo fondamento nelle stazioni pedine essenziali del controllo del territorio e fonte di rassicurazione sociale. Ma permettetemi a questo punto di fare la seconda considerazione, perché questo aspetto di militarietà risulterebbe incomprensibile se non fosse connesso all’aspetto di per se pregnante della obbedienza. Ecco questo è un aspetto che vorrei mettere in evidenza perché altrimenti diventa un fattore dell’interpretazione caricaturale del ruolo dell’arma dei carabinieri. L’obbedienza non è ciò la sola consumata retorica dell’usi obbedir tacendo. L’obbedienza e lo dobbiamo chiedere a noi stessi e la dovete chiedere a voi stessi che intraprendete un percorso di obbedienza che cos’è ? E' la messa a disposizione di un percorso di motivazione personale della sfida tra libertà della gerarchia umana e gerarchia della libertà umana. Libertà della gerarchia umana perché in una gerarchia umana si chiede di aderire liberamente al fatto che attraverso un’indicazione che avviene nel comando, matura la consapevolezza di se quindi la libertà si dilata, non si restringe, si è più liberi obbedendo, perché sa di contribuire alla realizzazione del bene comune che non è media degli interessi in gioco ma è l’affermazione di principi ideali al quale tutto si informa nel bene. La gerarchia della libertà umana che cosa significa? La gerarchia della libertà umana è la testimonianza del fatto che proprio obbedendo viene fuori il cuore e la libertà di ognuno. Che cos’è la gerarchia della libertà umana se non la grandezza di Salvo D’Acquisto. Che cos’è la gerarchia della libertà umana se non quel modo al quale forse ci siamo fin troppo abituati, di dare la vita per la patria, per gli altri per la convivenza civile che così fortemente ha caratterizzato il contributo dell’arma dei carabinieri a questo secolo e mezzo di storia . E proprio per questo deve esserci ancora più chiaro che il fondamento dell’obbedienza e come diceva Dante, adesione totale, è un principio di natura, obbedienza è alla natura ed è così il meglio scrive Dante, che cosa intende il nostro sommo poeta: il fatto che la natura esprime il senso e lo scopo delle cose la ragione per cui un uomo in un uomo e attraverso l’esibizione del proprio grado di coscienza si unisce negli intenti al conseguimento del bene comune della convivenza civile. Proprio per questo quell’adesione, quel principio di obbedienza trova il suo fondamento in non concepirsi con eccezionali come straordinari, come fuori dal comune, questa società, la nostra società le nostre istituzioni non hanno bisogno di eroi, questa società, la nostra società, le nostre istituzioni hanno bisogno di persone che hanno profondamente radicato il senso del limite “o chi tu sei che vuoi sedere ascran e giudicare di linge mille miglia con la veduta corte di una spanna “ ancora Dante che ci ricorda. E’ ancora Dante che ci ricorda cioè che nel compito che opera chi si consegna alle istituzioni nella forma di una adesione libera alla regola della vita dei carabinieri, c’è il senso del limite, la consapevolezza cioè di venire incontro ai bisogni della gente, alle contraddizioni della nostra società, al fatto che nel cuore dell’uomo esiste il male e questo può essere arginato dall’applicazione delle leggi, ma deve essere provvisto casa per casa famiglia per famiglia vicolo per vicolo strada per strada, da una presenza che non è una presenza incompente ma una presenza solidale, una presenza che si fa tutto a tutti nell’intento di aiutare questa società a poter maturare la soluzione delle proprie contraddizioni . E’ proprio per questo che siamo così grati all’esperienza dei carabinieri. Signor Comandante Generale dell’Arma, come lei sa, il mio mandato l’ho ricordato più volte è cominciato mentre davanti a palazzo Chigi i due militi dell’arma dei carabinieri venivano feriti uno in modo molto grave. E’ proseguita il giorno dopo ai funerali di Tiziano Della Ratta e solo tre giorni fa mi sono recato a trovare la vedova di Andrea Lunari membro assegnato alla mia scorta quando sono presso la mia città a Milano che non è caduto in servizio, ma incontrandomi con la vedova ho scoperto un mondo un mondo che c’era dietro la vita quotidiana di quel carabiniere. Un uomo che aveva adottato due bambini venuti dalla Russia e che era arrivato quindi a contagiare in un crescendo di consapevolezza matura delle proprie buone ragioni e della piena ragione che tiene in seno le nostre istituzioni, far conoscere al mondo intero un modello di società che ci viene con forza invidiata da tutti. Io credo ,e dovremmo ripetercelo ogni giorno, anche di questa travagliata legislatura in cui il ruolo stesso delle istituzioni viene quotidianamente messo in discussione, che a questi uomini dovremmo guardare e a cos’altro dovremmo guardare e a chi altro dovremmo guardare, se non a questi uomini e la ragione per cui sacrificano la propria vita, se vogliamo comprendere un po’ di più cio a cui noi siamo chiamati il senso cioè della vocazione della politica, il senso della vocazione delle nostre attività il senso della vocazione della nostra quotidianità, e per questo che ritenevo così importante la mia presenza all’apertura dell’anno accademico .
Profondo, sentito e molto vero, quanto è vera la persona di Mario Mauro, Ministro della Difesa. Signor Ministro vorrei tanto che la sua intensità, la sua determinazione possa consentire a Lei ed ai suoi colleghi Ministri di sentire la necessità di ridare dignità agli uomini in divisa al servizio di questo paese, a noi tutti, carabinieri d'Italia. Abbiamo accompagnato il nostro paese per 200 anni di storia sino ai giorni nostri. Lei lo ha sottolineato. Abbiamo lasciato la nostra vita sui campi di battaglia, abbiamo lasciato la nostra vita nella lotta alla sicurezza di questo paese, abbiamo e lasciamo ancora la nostra vita per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica perchè lo Stato la garantisca ai suoi cittadini. Lo Stato, il Governo, Lei, Signor Ministro, deve lottare per garantire che i carabinieri ritrovino sul proprio stipendio quelle indennità di anzianità che non gli vengono piu' corrisposte riducendogli lo stipendio dalle duecento euro a salire, in relazione al grado e all'anzianità. le sue non sono state parole, ma espressione della sua onesta intellettualità e della sua profonda istituzionalità nel ruolo che ricopre e per il senso di reponsabilità che è della sua persona. Le sue parole non possono essere seguite dal "silenzio istituzionale" che la manovra di stabilità porterà all'approvazione. Le sue parole non possono essere associate ora a quelle che saranno le decisioni di Governo. Decisioni che guardano all'economia da salvare per dictat europei. Decisioni che stanno facendo perdere i valori del nostro paese, i valori della nostra istituzione, i valori della nostra Italia. Noi rincorriamo parametri economici imposti da un Europa che non si è mai interrogata se iniziare una politica economica propria come unione di paesi europei, come europa. Noi stiamo subendo decisioni di chi non sà cosa significa Italia, istituzione, carabiniere. L'europa non ha identità di una propria politica economica e nè si sforza a ricercarla e noi dobbiamo distruggere le nostre identità, i nostri valori. No, Signor Ministro. Lei sà cosa sia "europa", lei ha dimostrato di sapere cosa significa carabiniere. Per questo motivo la speranza che lei sia il portatore sano di questa tutela della nostra identità, della dignità dei carabinieri. Mario Mauro, Ministro della Difesa, il suo ruolo è difendere la dignità di un comparto, di difendere la dignità di noi tutti carabinieri al servizio della dignità di tutti gli italiani. La dignità di sentirsi sicuri, protetti e tutelati da uomini in divisa pagati per mettere in gioco la propria vita. Pagati, Signor Ministro, pagati. Lei Signor Ministro, la nostra ultima speranza prima di guardarci allo specchio e dover dire che tutto è cambiato e che la nostra vita non merita di essere messa in gioco per questo paese. Signor Ministro....ora tocca a Lei.