
Il 31 dicembre 2013, nel discorso ai milioni d'Italiani davanti al televisore per il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Napolitano ha menzionato una domanda che gli ha posto Veronica da Empoli in una sua lettera al Presidente. Veronica è figlia dell'Arma.
Si chiama Veronica Fiorillo, empolese di 28 anni, ma residente ad Arcore. E' lei, figlia di un Appuntato dei Carabinieri, che ha scritto al Presidente della Repubblica Italiana, Napolitano. Il Capo dello Stato ha letto le sue parole, l'appello di una donna di 28 anni ancora in cerca di lavoro, durante il discorso di fine anno in diretta tv, il 31 dicembre 2013 alle 20,30. Veronica, laureatasi tre anni fa che scrive al Presidente, e denuncia una "crisi di quella fiducia nei giovani, di quella capacità di suscitare entusiasmo nei giovani senza cui una nazione perde il futuro". Veronica non trova lavoro. Il Presidente risponder alal domanda che si pone Veronica: "Io credo ancora nell'Italia ma l'Italia crede ancora in me ?'. Il Presidente risponde a questa domanda facendo riferimento a queste parole e al fatto che queste che ci devono scuotere. Veronica ha vissuto con emozione e sorpresa la lettura della sua lettera da parte del Presidente della Repubblica Italiana nel discorso di fine anno. Veronica aveva scritto in primavera e aveva aveva ricevuto risposta dopo alcuni giorni e già ne era rimasta molto contenta, ma certo, non si aspettava di venire citata durante il discorso di fine anno dal presidente. Quando ha sentito pronunciare "Veronica da Empoli" ha capito che stava parlando proprio di lei. Veronica non vuole lasciare l'Italia. Veronica vuole vivere e lavorare nel paese che ama. veronica dice che chi deve lasciare il paese è chi non è in grado di cambiarlo e di farlo funzionare. Veronica è figlia di un Appuntato dei Carabinieri di origini campane che vive in toscana. Veronica ha ricevuto l'educazione familiare rigida di una famiglia di un carabiniere. Semplice, senza eccessi, senza lusso, ma piena di valori, motivi di orgoglio e tanta dignità. Dignità che l'ha portata a scrivere al Presidente e a porgli quella quelal domanda che è una grande riflessione che si devono porre tutti coloro che governano questo paese. Quello di veronica è un grido composto, garbato, come si dice in toscana. Ma è la voce di tantissimi giovani di questo poaese a cui non si riconosce piu' la dignità di guardare al futuro. Il padre di veronica, carabiniere, ha potuto portare a termine con soddisfazione una educazione familiare con un sostegno economico di un carabiniere, di una famiglia mono reddito. Domani non ci sarà una veronica cosi' educata, cosi' composta che formulerà parole forti che fanno riflettere. Oggi un carabiniere non potrà dare ai suoi figli l'educazione che ha dato il papa' di veronica. Oggi una famiglia di un carabiniere deve fare i conti con 200 euro mensili che mancano dallo stipendio, con una pensione che si attesterà a 900 euro circa fra 25 anni e deve sperare che a chi porta lo stipendio a casa non accada mai nulla. Si, nulla. Perchè a casa resterebbe una foto in un uomo in divisa in un quadretto e 450 euro con cui la famiglia si deve sostenere. No, caro Presidente, noi carabinieri richiamo di non poter avere piu' un altra veronica. Stiamo vivendo una crisi economica familiare che non puo' essere messa sulla bilancia alla pari della propria vita per il paese. No, Presidente, non ci saranno piu' le riflessioni della nostra veronica. Presidente, si interroghi, tocchi con mano. Non lasci piu' che le parole chiudano un discorso e si vada a capo. No, Presidente, rifletta e faccia riflettere, in concreto. Ne ha il dovere, nel nome del popolo italiano e nel nome di chi ha combattuto con la propria vita per la dignità di questo paese, per la dignità del popolo italiano.