LE PENSIONI DI IERI ...MA NOI CI ASPETTIAMO RISPOSTE PER LE PENSIONI DI OGGI E DOMANI. I CARABINIERI DEL CO.CE.R. CON UN COMUNICATO STAMPA AL PRESIDENTE INPS TITO BOERI

Dal Presidente INPS Boeri ci si aspettano risposte alla previdenza complementare non avviata e come sanare le criticità delle pensioni di oggi e il dramma delle pensioni di domani per il comparto difesa e sicurezza. Dall'alto dirigente dello Stato alla guida dell'INPS ci si attende ben altro piuttosto che uno studio su cosa è stato ieri.

Nove pensionati su dieci, tra ex carabinieri, poliziotti, vigili, finanzieri, forestali, prefetti e uomini dell’esercito, ricevono assegni di importo quasi doppio rispetto a quello giustificato daicontributi versati. Se tutte le loro pensioni fossero con sistema contributivo pieno come chi si è arruolato a fine 1996,  il 90% delle loro retribuzioni pensionistiche sarebbero corrisposti con una decurtazione tra il 40 e il 60%. Un dossier dell’INPS sulle pensioni del personale del comparto Difesa, sicurezza e soccorso pubblico, lo attesta. Questo dossier è stato diffuso nel contesto dell’ "operazione trasparenza" lanciata dal presidente Tito Boeri. 536.000 tra vigili del fuoco, forze di polizia, forze armate, carriere prefettizie e penitenziarie, iscritti alla Cassa trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato. Questo quando si maturava il diritto alla pensione a 57 anni e tre mesi con 35 anni di contributi versati e quanti, al 31 dicembre 2011, avevano già raggiunto la massima anzianità contributiva prevista possono lasciare il lavoro a 53 anni e tre mesi. I lavoratori del comparto sicurezza inoltre avevano diritto, in relazione alla natura del lavoro svolto, a maggiorazioni che consentivano di accedere alla pensione più rapidamente. Dal 1° gennaio 1998 l’accredito di tutte le varie maggiorazioni è stato comunque limitato a un massimo totale di cinque anni. Resta riservato solo al personale militare, compresi carabinieri e guardia di finanza, il privilegio della “pensione ausiliaria“. La possibilità di passare dal servizio attivo alla pensione ma con la disponibilità al richiamo in servizio per un periodo massimo di 5 anni in caso di "straordinarie necessità di difesa". Chi sceglieva questa opzione aveva diritto, oltre che al normale assegno, anche a un’indennità annua lorda pari al 50% della differenza tra il trattamento di quiescenza e lo stipendio che spetta “al pari grado in servizio, dello stesso ruolo e con anzianità di servizio corrispondente, a quella posseduta dal militare all’atto del collocamento in ausiliaria”. Dopo il 31 dicembre 2014 la percentuale dell’indennità sale al 70%. Al termine del periodo, la pensione viene calcolata considerando come retribuzioni anche quanto percepito come ausiliaria. Il risultato è che il trattamento pensionistico risulta ulteriormente gonfiato. Questo istituto non riguarda la stragrande maggioranza del personale ma poche categorie privilegiate. Poi si evidenzia che c’è anche la “pensione privilegiata“, abrogata per il personale civile nel 2011 ma rimasta in vigore per quello militare e delle forze di polizia. A percepirla sono tutti coloro a cui è stata riconosciuta un’infermità contratta in servizio. L’importo è pari alla pensione ordinaria incrementata di un decimo. Evidenziare queste criticità in questo modo è come mettere  nel calderone la pensione dell'operaio con quella del dirigente, quella di chi svolge mansioni ridotte nell'impiego pubblico con chi rischia la vita ogni giorno ed in ogni secondo della sua giornata di lavoro. Parliamo della vita, il bene piu' prezioso. Ma lo studio sembra concentrarsi solo su quello che è stata la gestione nel tempo e non guarda con coraggio a quali interventi per riportare dignità a chi oggi è contributivo pieno e ha una stima di pensione di 950 euro fra 20 anni. Questo è quello che ci si aspetta da un alto dirigente dello Stato alla guida dell' INPS, almeno è quello che si aspetta un carabiniere che guadagna 1400 euro al mese e se dovesse lasciare la propria famiglia perchè perde la vita lascia moglie e figli con il 50% della pensione...poco piu' di 400 euro al mese. Nulla di fantastico ma tutto reale e documentato. I carabinieri del Co.Ce.R. con un comunicato provano a mandare un messaggio piu' chiaro al Presidente dell'INPS Tito Boeri. 

 

 

"Il Presidente Boeri leggermente fuorviante nella sua analisi pensionistica sul personale del Comparto Sicurezza e Difesa. Lo dichiarano i delegati Cocer Carabinieri Brig Tarallo, Brig Calabrò ed Aps Schiralli, preoccupati che queste dichiarazioni potrebbero rendere ancor più drammatiche le aspettative dei Carabinieri per il loro futuro pensionistico. Infatti il Presidente dell’Inps, nell’analizzare il problema pensionistico -  sparando cifre esorbitanti se riferite ad un contrattualizzato -,  dimentica di spiegare che l’attuale Governo ha stabilito con l’ultima legge di stabilità che un Carabiniere non potrà superare l’80% dell’ultima retribuzione e che molte pensioni subiranno sicuramente un ricalcolo in negativo. Il Presidente Boeri, dimentica ancora di precisare che i Carabinieri non hanno per colpe governative una pensione integrativa prevista dalla Legge Dini (1995) e che per tale motivo sono dovuti ricorrere alla Giustizia Amministrativa e, nonostante ciò si ritrovano ancora un Governo incapace nel cercare soluzioni. La cosiddetta operazione trasparenza del Presidente Boeri, dovrebbe essere implementata da proiezioni sui futuri pensionati, perché negli ultimi sei anni il comparto Difesa e Sicurezza ha subito anche per colpe di uno status quo inesistente delle forti penalizzazioni. Infatti non ci sottraiamo dal dichiarare che pensionisticamente parlando i Carabinieri saranno dal 2019 i nuovi poveri poiché percepiranno “a causa di questi pseudo dottori del verbo e governanti del fare” pensioni che si aggireranno intorno al 60% dell’ultima retribuzione."