
La prima celebrazione del terzo secolo di storia dei carabinieri d'Italia. Dalla caserma "salvo d'acquisto" a Tor di Quinto a Roma ai comandi provinciali carabinieri di tutta Italia. Una giornata che i carabinieri chiamano "festa dell'Arma" . Le famiglie, i colleghi in pensione, i simpatizzanti, la gente, la nostra gente.
E' sempre una giornata speciale per ogni carabiniere. Anche il piu' duro si addolcisce e si lascia prendere da qualche briciolo di emozione. Il pensiero và a quello che ognuno di noi ha fatto sino ad oggi. I sacrifici e le soddisfazioni, i momenti difficili e quelli di gioia. L'intervento sulla strada tra la gente che avresti voluto fare diversamente e quello che ti ha gratificato a pieno. Il ricordo del collega che non c'è piu'. I suoi figli e la moglie che ritrovi alla celebrazione e il tuo cuore che si immerge nella commozione che cerchi di trattenere. La consegna del riconoscimento e tua moglie e tuo figlio che con soddisfazione sono spettatori della tua festa, la festa dell'Arma dei Carabinieri. La festa delle famiglie dei carabinieri, delle mogli, delle figlie, delle compagne, dei mariti, dei compagni, dei genitori...della grande contesto sociale di vita dei carabinieri. Quest'anno ricorrono anche i 100 anni dall'inizio della prima guerra mondiale che vide 20.000 carabinieri impegnati al fronte da dove 1400 non tornarono piu' e circa 4000 restarono feriti e mutilati. I carabinieri...quelli bravi con la carabina...i "carabinieri". Nascemmo con questo nome perchè il buon uso della carabina ci distingueva. Oggi non è la carabina ma è il rapporto con la gente, l'affetto e la fiducia che ci viene riposta nel dare risposte di ordine e sicurezza sul territorio nazionale. Vita da carabinier che non significa vita da privilegiati o da famiglie che possono vivere con agiatezza. E' la dignità del carabiniere che li rende silenziosi e riservati nell'affrontare ogni giorno di lavoro con lo spirito di dedizione e la responsabilità di essere uomini e donne dello Stato. Penso che molti politici e di governo dovrebbero fare proprio il termine "senso di responsabilità" come lo fà il carabiniere. Ecco perchè siamo riferimento tangibile dello Stato per la gente, la nostra gente. La festa, la giornata di festa e di celebrazione la dedico al mio collega che mentre si celebrava la cerimonia era impegnato sulla strada in un intervento di emergenza a richiesta del cittadino. A quel collega che ha ricevuto la telefonata e ha valutato quale autovettura "in circolo" dovesse essere chiamata ad intervenire. A quel collega che durante la festa era di ricezione al pubblico alla stazione carabinieri ed ha aperto la porta a quel cittadino che aveva bisogno dei carabinieri. A tutti quei colleghi che oggi portano avanti i valori e l'impegno di coloro che non possono celebrare la giornata perchè sono rimasti solo nei nostri ricordi e negli affetti e nei dolori dei loro familiari. Al carabiniere che oggi continua a lavorare e soffre. Al Carabiniere dei Carabinieri al comando che oggi prova a fare tutto per migliorare la vita di tutti i giorni dei carabinieri d'Italia tra mille difficoltà e mille ostacoli naturali ed innaturali, residui di intese di ieri che non hanno portato risposte al carabiniere. Ai carabinieri che oggi vivono il loro senso di responsabilità con un contratto di lavoro fermo a 6 anni fà e misere indennità ferme a quasi un decennio fà. Ai carabinieri che lavorano per un ora di straordianario a 7 euro nette e costretti a farlo per "senso di responsabilità". Al carabiniere a cui non sono state pagate le indennità funzionali e gli scatti di grado nel quadriennio di blocco del tetto salariale 2011-2014. A quei carabinieri a cui lo Stato deve questi soldi e li mette contro i suoi superiori, dirigenti a cui, invece, ha corrisposto tutte le indennità del blocco del tetto salariale passando un messaggio preistorico di diverità di classi, classi sociali all'interno di una struttura militare come la difesa in un settore molto delicato per il nostro paese. A quei carabinieri che vogliono una riforma della rappresentanza che possa portare un ruolo negoziale pieno e non di cortesia, un organismo rappresentativo che possa portare tutti i carabinieri a partecipare alla scelta di carabinieri che rappresentano i carabinieri con uno strumento scevro da dinamiche di opportunità che assomigliano sempre piu' al sistema politico fallimentare per la rappresentatività delle esigenze della nostra società. Dei carabinieri orfani della previdenza complementare e chi come me ad oggi vede programmata la sua pensione a 950 euro fra vent'anni e a lavorare con la consapevolezza che non bisogna farsi male e rimetterci la vita per non alsciare moglie e figli in condizione di povertà. Dei carabinieri che continuano a lavorare nei reparti, sulla strada, con la carenza di uomini e donne ai reparti grazie al blocco del turn over dei governi che si succedono l'un l'altro. Carenza di personale che stà costringendo i carabinieri a fare quello che da sempre fanno con sforzi maggiori, minore serenità in servizio ed in famiglia e con un età media che sale sempre piu' rendendoci meno adeguati alle necessità di spendere energie in prevenzione e repressione. Ai colleghi delegati di tutta Italia, a quelli dell'una e dell'altra parte. A quelli che hanno scelto di non presenziare alla cerimonia ed a quelli che lo hanno fatto in silenzio. A quelli che vivono il ruolo di rappresentate di carabinieri come una "fiction" vendendo un prodotto standard e quelli che la vivono come un "reality" ponendosi ogni giorno la prerogativa di essere voce dei carabinieri da carabiniere e adoperarsi per migliorare e far crescere la condivisione e il livello di conoscenza delel cose. A chi ha il coraggio di scegliere di essere carabiniere sempre e comunque con coraggio e mai da mestierante di opportunità. Una cosa buona abbiamo noi...essere carabinieri e teniamocela stretta. Buon Duecentouno anni a tutti noi carabinieri d'Italia.